Nel 1905 esperantisti di molte nazioni, specialmente europee, si riunirono nel loro 1° Congresso a Boulogne sur Mer, sulle coste francesi della Manica destando molto interesse. Anche a Milano ne giunse un grande eco ed il Corriere della Sera dedicò all'avvenimento un lungo articolo.
In città si incontrarono persone che si interessarono, o già si interessavano, dell'argomento e nacque un piccolo movimento coordinato da un noto pastore inglese, poeta e studioso, di nome Clarence Bicknell, da tempo in Italia. Egli nel dicembre 1906 insieme alla prof.ssa Rosa Junk, di origine boema, ed altri milanesi fondò il “Gruppo Milanese per l'esperanto”, che si attivò organizzando parecchi corsi di questa lingua.
Nel 1911 lo studente Pier Carlo Monti con altri colleghi creò un Centro Esperantista per le Università avente lo scopo di diffondere l'Esperanto negli ambienti colti. Dopo due anni le due organizzazioni cittadine si fusero con il nome di Circolo Esperantista Milanese, la cui prima sede fu presso una scuola di stenografia, vicino a Corso Vittorio Emanuele.
Subito si iniziò a pubblicare una piccola rivista “Milana Esperantisto” e lo stesso anno si svolse una conferenza pubblica informativa a cura del sacerdote veneto Don Bianchini. Fra i moltissimi ascoltatori v'era pure il famoso milanese Cardinal Ferrari che divenne un convinto sostenitore dell'Esperanto.
Nel 1913 il Circolo organizzò il 4° Congresso Nazionale, dal 31 agosto al 2 settembre, con la partecipazione di molti esperantisti, parecchie autorità locali ed alcuni stranieri. In quei giorni fu il tema d'attualità dei giornali e delle conversazioni fra cittadini. La favorevole situazione locale convinse i congressisti a scegliere Milano come sede della Federazione Nazionale. Si cominciò a studiare ed attuare un programma d'azione e di diffusione. Ma scoppiò la prima guerra mondiale...
Dopo la pausa bellica l'Esperanto rinacque. Nel 1919 il Comune di Milano annunciò una conferenza del noto prof. Lupi che richiamò circa 500 ascoltatori. Dopo di essa risorse l'associazione milanese, ospite in una scuola comunale. Il suo presidente fu il dott. Filippetti il futuro sindaco di Milano,città che ospitò nuovamente la sede della Federazione Nazionale per un paio d'anni prima del suo trasloco a Venezia. Nel 1920 furono organizzati numerosi corsi di Esperanto, anche grazie al nuovo sindaco Filippetti che convinse il Comune ad introdurlo nel 5° e 6° anno delle scuole popolari comunali.
Nel 1921 fu intitolata a Milano, a Porta Ticinese, una via all'ideatore dell'Esperanto, il prof. Zamenhof. Essa è una delle più antiche al mondo a lui dedicate. Anche la Fiera di Milano si interessò alla lingua internazionale, utilizzandola per numerosi opuscoli per gli stranieri e stampando 50.000 volantini.
Nel 1922 i corsi comunali continuarono e una delegazione del Comune di Milano ufficialmente partecipò alla Conferenza per l'Istruzione dell'Esperanto nelle scuole presso la Lega delle Nazioni a Ginevra dove quasi si giunse all'approvazione di questa lingua internazionale, alla fine insabbiata in una Commissione d'Esame per l'ostinata opposizione della delegazione francese determinata a salvare il francese, allora prima lingua mondiale.
Purtroppo nel 1923, con l'avvento del fascismo, l'esperanto fu progressivamente estromesso dalle scuole e un po' frenato. L'azione di propaganda dei suoi sostenitori rimase attiva, grazie ad un comitato che continuò ad organizzare conferenze e corsi in seguito non più comunali. Nacquero persino alcuni gruppi di quartiere. Il Comune e la Camera di Commercio riuscirono ad inviare ancora i loro rappresentanti alla Conferenza di Venezia su “Una lingua unica nel turismo e nel commercio internazionali”.
Grazie anche al prof. Ravizza della Camera di Commercio, l'Esperanto fu accettato fra le lingue ufficiali del “Congresso mondiale del Risparmio”.
/ Un anno importante fu il 1931 quando a Milano sorse in Galleria Vittorio Emanuele il “Centro Italiano per l'Esperanto”, una creatura del noto esperantista ing. Orengo, che divenne il centro motore del movimento non solo milanese ma anche italiano, ospitando la ritornata Federazione Italiana e la Cattedra Italiana d'Esperanto.
Si curò la stampa di un organo ufficiale, “l'Esperanto” tutt'ora esistente, si cominciò ad organizzare viaggi in comitiva ai Congressi, esposizioni, uno stand specifico in Fiera Campionaria, a cooperare per i congressi nazionali ed altre iniziative.
Nel 1934 il capoluogo lombardo ospitò il 20° Congresso Nazionale, che ebbe un notevole successo sotto i vari aspetti: numero dei partecipanti, adesione di personalità, coinvolgimento del Comune, programmi, ecc.
/ A Milano si formò persino una compagnia teatrale amatoriale per recitare in esperanto, la stessa che nel 1935 mise in scena a Roma la commedia di Goldoni “Un curioso accidente” in occasione del 27° Congresso Universale, il primo svoltosi in Italia ed appunto organizzato da detto Centro.
Ma nuovamente nere nubi s'affacciarono all'orizzonte e dal 1936 fu un crescendo di difficoltà. Con l'alleanza dell'Italia (il cui regime fascista mai fu veramente favorevole ad un movimento a carattere internazionalista) con la Germania hitleriana l'attività esperantista fu sempre più boicottata ed impedita.
Fu vietato agli insegnanti statali di condurre corsi, il giornale “l'Esperanto” dovette cessare per la mancata fornitura di carta, allora razionata, le sezioni di quartiere furono chiuse per ordine superiore, il Centro Italiano per l'Esperanto chiuse per motivi finanziari e l'arrivo della seconda guerra mondiale paralizzò tutto. Solo la sede della “Esperanta Domo” rimase aperta per i pochi rimasti fino a quando i terribili bombardamenti del 1943 distrussero anche quella con la sua biblioteca, il materiale didattico e tutto il resto.
Finita la guerra alcuni milanesi fecero risorgere a fatica il movimento dalle ceneri. Si ritrovarono, riuscirono ad affittare un locale abbastanza ampio nello storico Casello Daziario di Porta Venezia, vi portarono il materiale salvato della Federazione Italiana, che rimase in città ancora per tre anni, ed il 15 giugno 1946 con una cerimonia si fece rinascere l'associazione milanese.
E pazientemente si ricominciò da zero: conferenze, corsi, attività informativa, vita sociale, stampa di un bollettino mensile... In particolare da citare in quel successivo periodo: l'allestimento di una Esposizione di disegni infantili di tutto il mondo presso il Museo d’Arte Moderna, raccolti grazie all’esperanto; il nome del primo esperantista italiano Daniele Marignoni dato ad una scuola statale; la nascita di una sezione dell'ISKE, l'associazione degli scienziati esperantisti e la 1° Esposizione del libro esperantista presso la Biblioteca Comunale. Il crescere di un attivo gruppo giovanile favorì numerose iniziative, tra le quali l'organizzazione di un loro fruttuoso Seminario a livello nazionale.
Presso la scuola comunale fu ripreso il corso di esperanto, a Palazzo Sormani fu celebrato il cinquantenario del Circolo. Superfluo ricordare anche la ininterrotta partecipazione dei milanesi ai congressi nazionali ed internazionali, alle principali manifestazioni ed alle diverse iniziative. Numerosi sono i membri che in questi decenni hanno dato un notevole e qualificato contributo all'attività del Circolo, nei diversi campi operativi. Troppi per citarli tutti. Ma uno certamente: il cav. Felice Bertoletti, già socio attivo prima del periodo bellico, che dagli anni 50 fino al 1986 fu la trave portante dell'esperanto a Milano. Ad esso dedicò il meglio di sé, con tanta volontà ed inesauribile impegno, con notevoli doti di capacità, competenza e spirito di iniziativa, profondendovi generosamente tempo ed ancor più denaro. Grazie a lui, nel 1972 la Federazione Esperantista Italiana, a Torino con alcune difficoltà logistiche, fu di nuovo trasferita a Milano in una propria sede da dove tuttora coordina l’attività nazionale, ovviamente avvalendosi dell’aiuto di esperantisti milanesi.
Nel 1984 di nuovo il Circolo organizzò un Congresso Nazionale: questa volta a San Pellegrino con positivi risultati. Fino a quando è esistita la tradizionale Fiera Campionaria, fu allestito uno stand informativo.
Il Circolo Esperantista Milanese in questo dopoguerra dovette cambiare sede ben quattro volte e l'attuale, con ingresso diretto su strada, è ubicata in via De Predis 9.
Una particolare sua cura è rivolta ai corsi di esperanto ai vari livelli, da quello elementare a quelli più avanzati e all'azione informativa. Tutte le settimane la sede è aperta ai soci con un programma abbastanza variegato, coinvolgendo di volta in volta temi letterari, linguistici, didattici, ludici o ricreativi. Dal 1991, rielaborando precedenti iniziative abbastanza simili, il Circolo organizza ogni due anni un importante Convegno Interregionale Esperantista che incontra il favore e l'adesione di molti rappresentanti specialmente del Nord Italia.
Un anno dopo l’altro siamo così giunti a festeggiare nel 2006 i cent'anni di Esperanto a Milano. Ovviamente poi non ci siamo fermati: la nostra attività a favore dell'esperanto, secondo i nostri scopi istituzionali, continua sia nell'ambito associativo sia verso l'esterno con corsi d'insegnamento, campagne informative specie sul territorio.